É proprio vero che la stanchezza é il miglior sonnifero e anche questa volta é riuscita a fare passare la notte con molte ore di sonno malgrado il rumore di traffico sulla strada sottostante le nostre finestre. Rinuncio a fare la doccia in risposta all’acqua che rinuncia persino a diventare appena tiepida. La colazione é rigorosamente stantia con brioches della consistenza del marmo. Ci mettiamo infine in marcia verso le 9 sotto un cielo grigio pallido e qualche badilata di nebbia. Dobbiamo attraversare tutta Legnano e Castellanza per arrivare fino all’ingresso del Parco Alto Milanese.
Vediamo subito molti scoiattoli che non riusciamo a riprendere ma che sembrano convivere alquanto a loro agio con gli sparuti visitatori, molti a spasso col cane, moltissimi in tenuta da jogging o in bici.
Finito l’idillio con il parco, entriamo subito a contatto con la realtà sconcertante dell’hinterland milanese, dove moltissimi capannoni industriali, alcuni in operazione, ma molti in vendita o comunque apparentemente deserti delimitano larghissime porzioni di territorio abbandonate a se stesse e alla dilagante maleducazione di chi getta rifiuti di ogni genere a tonnellate ai bordi delle strade. Uno spettacolo a dir poco rivoltante e che la dice lunga sulla civiltà di molti Italiani.
Il percorso attraverso il territorio comunale di Buscate è veramente orribile: quando non si passa tra le discariche abusive, si devono superare avvallamenti sulla strada pieni di acqua e fango, spesso da aggirare camminando su strati di rifiuti indicibili, oppure transitare su strade asfaltate molto trafficate anche da mezzi pesanti e molto pericolosi. Interessanti imprecazioni da parte di chi ha forse subito dei torti, fanno da contorno ad un paesaggio che poi non sarebbe così male tra campi coltivati e greggi al pascolo.
A dispetto di come tratta il suo territorio, il centro abitato di Buscate è sufficientemente accogliente per convincerci ad una sosta con un panino e caffè.
Per fortuna Cuggiono, il paese successivo, è già parte del Parco del Ticino, il che sembra garantire una maggior cura del territorio senza rifiuti in giro. Arriviamo alla Scala di Giacobbe, il nostro rifugio per la notte verso le 15 quando Franco ci accoglie e dopo averci registrato ci mostra i nostri alloggi.
La Scala di Giacobbe, piccolo complesso monumentale sito a Castelletto di Cuggiono, in provincia di Milano, si è sviluppato accanto ad un’antica cappella, dedicata ai Santi Giacomo e Filippo. In epoca imprecisata, ma verosimilmente nella seconda metà del sec. XIV, i religiosi dell’ordine dei Domenicani giunsero nel piccolo borgo forse in seguito a donazioni o lasciti di persone colpite dalla “peste nera” che imperversò in quel tempo nell’intera Europa; o forse semplicemente per sfuggire al contagio che era più probabile nelle città, i frati uscirono da Milano e vennero a fondare questo convento che dedicarono a S. Rocco.
Ora è un complesso di edifici finemente restaurato che ospita il decanato di Càstano, con alloggi per i clero, foresteria e convegni in tutto l’arco dell’anno.
Franco ci viene a prendere per condurci a Cuggiono per cena, visto che il lunedì sera i tre ristoranti di Castelletto sono contemporaneamente chiusi. E vabbe’, fare sistema non é italica virtù. A domani!