Margherita Lotti nacque in questi luoghi nel 1381 e si sposò con un ufficiale violento che fu ucciso in un’imboscata. Margherita pregò affinché i suoi due figli non si macchiassero di atti di sangue nel vendicare l’uccisione del padre. Si dice che il Signore la esaudì al punto che i figli si ammalarono e morirono. Margherita si ritirò nel convento degli Agostiniani, e si dedicò ad assistere con abnegazione i malati. Tutti i giorni si recava in cima allo “scoglio” di Roccaporena e pregare. È venerata come Santa Rita, la protettrice dei casi disperati e a Lei si rivolgono molte madri per avere figli o proteggerli durante la gestazione. Un pensiero ed una preghiera per tutte le Rite, Margherite, Annarite, Mariarite, eccetera.
Mi sveglia un raggio di sole alle sei e mezza, ma è una fugace apparizione che smorza subito la speranza di riuscire ad avere possibilità di panorami colorati durante la tappa di oggi anziché solo una gamma di grigi. Dalla finestra del B&B appare evidente che continuerà ad essere coperto. Ma sarà solo per oggi.

La Provvidenza mi aiuta intanto ad alleggerire lo zaino. I miei fedeli pantaloni indossati a Santiago hanno deciso di esalare l’ultimo respiro e verranno tumulati nella discarica di Cascia.

Per fortuna ne ho uno di scorta per arrivare almeno a Rieti dove provvedere all’acquisto di un nuovo paio.
Dopo una colazione sommaria in un bar convenzionato con il nostro B&B (da fare sospettare che la seconda B significhi Bar anziché Breakfast), ci allontaniamo rapidamente da Cascia senza molti rimpianti. Lavori di manutenzione ANAS bloccano purtroppo l’accesso al sentiero di Santa Rita e ci costringono ad una lunga deviazione sulla strada asfaltata per fortuna poco trafficata che risale il percorso tortuoso del torrente Corno.
La meta è Roccaporena con il suo fantastico sperone roccioso alla cui sommità si trova ancora il masso ove pregava ogni giorno la Santa, e che oggi si chiama il Sacro Scoglio. Roccaporena è la scoperta della tappa di oggi, e vale la pena di un viaggio dedicato.

Negoziamo con un bar di tenerci gli zaini mentre saliamo i cento e passa metri di dislivello fino al Sacro Scoglio dove chiedo alla Santa di illuminare il nostro cammino con la luce della Sua preghiera. Da uno degli immancabili negozietti di souvenirs religiosi compro una medaglietta con la croce di San Benedetto, da mettermi al collo insieme agli altri portafortuna che porto sempre con me.

Oscar, amante dei pecorini stagionati umbri, mi trascina in un negozietto defilato ad ammirare i prosciutti e le forme di pecorino in bella mostra fuori dal negozio. “Questi sono una meraviglia!” dice, saggiando la consistenza dei prodotti con le nocche. Avevo delle perplessità vedendo le forme dei manufatti, veramente uguali tra loro, ma rispettavo l’entusiasmo di Oscar. Arriva rapidamente il venditore per finalizzare la vendita, ma ci dice: “Prego, entrate ad assaggiare i miei prodotti, …questi appesi qui fuori sono solo di plastica!” Ci facciamo una risata per attenuare l’imbarazzo, ma mi faccio mentalmente un appunto per riportare l’episodio tra queste righe.
Proseguiamo in direzione di Monteleone per la strada e vari sentieri che secondo la guida sono “facili” ma in realtà si rivelano subito un po’ fastidiosi sia per i continui saliscendi molto ripidi sia e soprattutto per il terreno intriso di super-fango in seguito alle intense piogge pomeridiane. Alla fine, usciti dal bosco scorgiamo più giù l’agriturismo dove passeremo la notte proprio nel momento in cui il cielo si rabbuia improvvisamente ed inizia a piovere. Ci infiliamo di corsa nella sala da pranzo, dove la signora Piera ci mette in tavola due belle zuppe fumanti di roveja, detta anche pisello dei campi o robiglio, una varietà di pisello importato in Europa dal Medio Oriente, conosciuto fin dal Neolitico, ma ultimamente praticamente scomparso.

Fu riscoperto dopo il terremoto del 1979 che da una signora che trovò un vaso di questi piselli tra le macerie di casa e da allora coltivato da molte aziende agricole intorno a Monteleone.
Finiamo in bellezza con una cena egregia servita dalla signora Piera con il figlio Saverio. Tutte le pietanze, compreso il pane, sono autoprodotte in azienda: assaggi di salumi, formaggi, zuppa di farro, polpette di chianina, insalata con fiori di borragine. Innaffiamo il tutto con un buon rosso schietto e finiamo in bellezza con un Passito di Sagrantino. Una meraviglia!
