Giorno 5, 18 giugno 2020, Tappa 4, da Leonessa a Poggio Bustone, 16.9 km, 6h 40 min


Ripenso alla tristezza della cena di ieri sera e alla desolazione del grande albergo deserto con i vasti locali in attesa di potersi riempire di nuovo di voci e umanità in vacanza. I pavimenti sono di marmo freddo e risuonano sotto i tacchi dello scarso personale di sala che devono percorrerli in lungo ed in largo per andare dalla cucina al nostro tavolo. L’insieme è lugubre e senza speranza.

Una bella differenza rispetto ai gestori di B&B incontrati sinora impegnati a non lasciarsi sopraffare dalle difficoltà e a cercare di fare un passo in più per attrarre i pochi clienti. Il personale dell’albergo si lamenta solo delle inefficaci misure governative e dei ritardi nell’erogare i sussidi. Mentalmente mi faccio un appunto di scegliere d’ora in poi solo strutture dove siamo accuditi dal proprietario e possibilmente di andare a cenare in altri esercizi per potere dare il nostro piccolo contributo economico a più imprese.

Sappiamo che oggi ci aspetta una giornata impegnativa, con un notevole dislivello da superare. Ma siamo di buon umore, anche mentre consumiamo la tristissima colazione a base di anonimi alimenti imbustati singolarmente e servita a noi due soli in una sala deserta sempre dall’allampanato cameriere che con fare ammiccante, ci propone: “Ho recuperato anche un paio di fette di ciambellone, se gradite!”. Veramente una figata.

Ci fermiamo a comprare un paio di panini per il pranzo al sacco e usciamo dal paese per l’avventura di oggi. Il clima è freddino ma il sole spunta dalle nubi di vapore e mette allegria.

Decidiamo di sostare per uno spuntino una volta arrivati in quota. Il panorama della valletta é molto sereno, e decidiamo di fare fuori il pecorino ultra stagionato, di cui Oscar è molto ghiotto e che si sta cammellando sin da Norcia. Ci immaginiamo di essere pastori mentre sbocconcelliamo pane e pecorino ascoltando le storie che le maestose querce ed i frassini solitari ci vogliono raccontare agitando le loro chiome imponenti. Questi sono momenti di felicità assoluta: in lontananza scorgiamo anche un paio di lepri che corrono nel prato ed una mandria di cavalli bradi con i loro puledrini pigramente stesi nell’erba.

Il pezzo di strada che va da Roccaporena a Monteleone, percorso durante la seconda tappa, viene denominato Via del Silenzio. Le origini del nome risalgono ai tempi di Benedetto quando i pellegrini si cimentavano con l’ardua salita, facendo il voto del silenzio come fioretto per l’espiazione dei propri peccati. Benedetto, grande conoscitore dell’animo umano, in realtà aveva imposto quel nome, per evitare che i pellegrini imprecassero a voce alta nei momenti di maggiore sforzo. La salita di oggi a confronto non é stata dura come quella della Via del Silenzio, e quindi non ci sono state occasioni particolari di sfoderare il nostro vocabolario di imprecazioni. Ma al contrario la discesa è stata un tormento unico. Quasi tutto il sentiero era intriso di acqua trattenuta dalle foglie cadute dei faggi, oltre alle deiezioni di mandrie intere di bovini che transitano abitualmente su quel sentiero. Le scarpe sprofondano e vengono trattenute dalla fanghiglia odorosa, che si forma ininterrotta a pozze per chilometri, costringendoci ad effettuare lunghe deviazioni in cerca di terreno più solido.

Le nostre imprecazioni, stavolta, echeggiano continuamente nel bosco. Spesso si basano su varianti espressive relative a sostanze simili al fango marrone che ci attanaglia i piedi, inframmezzate da invocazioni generiche rivolte a nessuno in particolare ma con l’esortazione a recarsi in qualche posto forse lontano, ma senza dubbio molto affollato. La discesa al passo dura più di due ore e mezza, logorandomi definitamente le ginocchia ed i muscoli dei glutei.

Siamo ora arrivati alla Locanda Francescana di Poggio Bustone, dopo una discreta cena servita dal gestore della locanda. Io sono letteralmente a pezzi, ma devo lavare gli indumenti infangati per dare loro almeno un minimo di decenza. Domani arriveremo a Rieti, città in cui ho  lavorato dal 1983 al 1994, e che ho piacere a rivedere ed insieme ad essa, anche i tanti ex-colleghi ed amici di un tempo.

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