Ho introdotto Oscar al magico mondo di WordPress come piattaforma comune per scrivere i nostri aneddoti, commenti o cronistorie del viaggio. Ho condiviso con lui il mio vecchio blog (lifepilgrim.me) di cui ora siamo entrambi co-autori. Anche senza esserci messi d’accordo prima, io mi concentro sulla documentazione del viaggio che stiamo percorrendo insieme, Oscar invece si diverte a trovare qualche spunto per raccontare aneddoti, abilità di cui è senza dubbio un maestro. Nel nostro girovagare parliamo di tutto, o meglio Oscar parla di tutto, ed io spesso mi limito ad ascoltare.
Fa piacere anche a me condividere con Oscar qualche mio episodio di vita vissuta, molti ricordi da professionista, molti altri invece associati agli amici, ai viaggi, alle esperienze di vita all’estero.
Qualche volta mi ascolta assorto, per poi iniziare un altro discorso dicendo: “Ecco, questa storia che mi hai raccontato, mi fa venire in mente quando….”. E immancabilmente qualcosa di questi suoi ricordi troverà la sera spazio tra queste righe.
La gestione del quotidiano di questi due semi-attempati ingegneri on the road, è un’esperienza a volte irritante ma sempre molto arricchente. Io non sopporto che il mio senso dell’orientamento, adiuvato dalle mie app di geoposizionamento e navigazione sul territorio, venga messo in discussione con frasi del tipo: “Ma sei sicuro? Non vedo i segnali….”. Oscar, da parte sua, combatte una lotta accanita con la gestione di WordPress e Facebook dallo smartphone, e non si capacita come sia che questi programmatori usino icone sempre diverse da pochi pixel per azionare i vari comandi anziché adottare il linguaggio esteso, a lui più congeniale. Litiga anche con i televisori di agriturismi dispersi nel nulla, che non memorizzano i canali come quello che ha a casa lui. Non si capacita del perché la navigazione di programmi e applicazioni complesse dallo smartphone non sia esattamente come fa da casa con un monitor da 32″, una tastiera estesa con keyboard numerico e un mouse. Finiamo per battibeccarci come Walter Matthau e Jack Lemmon in “Grumpy Old Men“.
Comunque anche oggi la tappa è stata completata senza eccessivi sforzi in poco più di 5 ore. Un paesaggio dolce nel fondovalle transitando senza particolari eccitazioni dall’Umbria al Lazio.
Siamo ora a Leonessa, ospiti di un albergo con 84 stanze di cui solo la nostra è occupata. Dovunque regna una gran desolazione, sottolineata anche dal tentennamento del testone del maitre che ci sorveglia come un falco mentre consumiamo un pasto degno di una pensione Miramonti qualsiasi. “Qui con questo disastro del Covid, non viene più nessuno, i turisti non si fidano e vanno altrove…”. “Ma cosa offre di interessante Leonessa ai turisti?”, chiedo innocentemente. “Ah, niente, qui non c’è niente da fare…” L’uomo non coglie l’ironia della contraddizione nella sua risposta e finalmente si allontana, scuotendo ancora il testone.